LE BOMBOLE
Le bombole sono da sempre croce e delizia del subacqueo: pesano eccessivamente, hanno costi esorbitanti, richiedono un’accurata manutenzione, montano diversi tipi di rubinetterie, cambiano in continuazione colorazione e normative per i collaudi, ma rappresentano il mezzo atto a garantire la sopravvivenza e lunga autonomia sott’acqua.
Partendo dall’analisi dei materiali possiamo subito affermare che le bombole sono contenitori ad alta pressione costruiti in Acciaio o Alluminio, anche se, in entrambi i casi sono impiegate altre leghe metalliche (acciaio al cromo-molibdeno per le prime e alluminio- magnesio- fosforo- silicio-manganese per le seconde). Tra i materiali utilizzati per la produzione di bombole si ricorda il cosiddetto materiale Composito, uno stratificato di alluminio, Carbonio e Kevlar.
Ad ognuno di questi materiali corrispondono ovviamente vantaggi e svantaggi, dei quali il subacqueo, operando la sua scelta, deve prudentemente tenere conto, anche perché, in alcuni casi, i potenziali svantaggi possono, paradossalmente, trasformarsi in vantaggi.
Ad esempio: il peso di una bombola d’acciaio (potenziale svantaggio) permette una sostanziale riduzione della zavorra (vantaggio).
Acciao o alluminio
Pro e contro
Le bombole d’acciaio sono soggette a quel processo chimico – nel tempo inevitabile- chiamato ossidazione e dal quale inizierà, dall’interno verso l’esterno un altro processo chiamato corrosione (ruggine). Purtroppo, condensa e umidità aiutate da una buona quantità di ossigeno (bombola carica) riescono più facilmente ad intaccare il metallo (acciaio). Per aumentare la longevità di una bombola di acciaio non è sufficiente preservarne l’esterno con il rinnovo della tinta, ma vanno effettuate costanti ispezioni anche nell’interno. Ovviamente la manutenzione è affidata a tecnici specializzati nel settore. Uno dei maggiori punti nevralgici delle bombole di acciaio è inoltre rappresentato dalla base ogivale che -racchiusa nel fondello di gomma, necessario per tenerla in piedi- costituisce uno dei punti di maggior ristagno per l’acqua. Nel tempo il ristagno dell’acqua intacca la vernice e innesca l’ossidazione del metallo in una zona non visibile.
L’ossidazione delle bombole in alluminio (“passivazione”) costituisce invece una protezione del metallo stesso, proprio perché l’ossido di alluminio -essendo impermeabile all’ossigeno- una volta formatosi, protegge il materiale sottostante aumentandone la durata.
E’ quindi giusto affermare che per ambienti molto umidi, come imbarcazioni da crociera o per usi frequenti - Diving Center delle aree tropicali, dove le stesse bombole entrano in acqua anche tre o quattro volte al giorno per circa otto mesi l’anno- è preferibile l’utilizzo di bombole in alluminio.
La Corrosione Galvanica o elettrolisi – E’ quel particolare fenomeno che causa la parziale dissoluzione di uno dei due metalli venuti a contatto attraverso una soluzione elettrolitica (acqua marina). Nel nostro caso i metalli in contatto sono quelli della bombola (acciaio o alluminio) e quello della rubinetteria (generalmente ottone cromato). Questo fenomeno porta alla possibilità che vi sia nel tempo un deterioramento del metallo della bombola con formazione di piccole cavità o scomparsa di parte dei filetti della bombola stessa. Il fenomeno può essere riscontrato più facilmente nelle bombole in alluminio che in quelle in acciaio. Fortunatamente la cromatura delle rubinetterie in ottone ed il rivestimento protettivo delle bombole stesse, insieme ad un adeguato e periodico trattamento, impediscono nella maggior parte dei casi l’instaurarsi di questo fenomeno.
Pesi e Dimensioni.
E’ certamente nota a tutti la differenza di peso tra acciaio ed alluminio, quest’ultimo è, infatti, notevolmente più leggero rispetto al primo (Acciaio Ps=7,85 kg/dm3 Alluminio Ps=2,60 kg/dm3). Un’altra differenza sta nella diversa resistenza dei due metalli (durezza) ciò fa sì che per bombole in alluminio a parità di pressione di esercizio siano necessari spessori di metallo maggiori (Acciaio spessore 5 mm, Alluminio spessore da 12 a 18 mm). Tutto ciò porta a due osservazioni: le bombole in acciaio a parità di capacità risulteranno leggermente meno pesanti (a terra) di quelle in alluminio, per via del maggior spessore di metallo di queste ultime, mentre le bombole in alluminio, pur pesando più pesanti, risulteranno avere una galleggiabilità maggiore di quelle in acciaio. Possiamo dire quindi: chi s’immerge utilizzando bombole in acciaio può considerare il peso della bombola scarica (senza quindi il peso della miscela respiratoria) come parte integrante della zavorra necessaria a scendere, mentre chi s’immerge con bombole in alluminio dovrà, oltre che compensare la diminuzione di peso dovuta alla diminuzione della miscela respirata durante l’immersione (cosa che è necessaria anche con le bombole in acciaio) anche compensare la galleggiabilità offerta dalle bombole in alluminio stesse. E’ questo uno dei motivi per i quali molti subacquei tecnici preferiscono utilizzare bombole d’alluminio come bombole da fase. Queste, infatti, leggermente zavorrate, finiscono per offrire una galleggiabilità neutra che non disturberà la galleggiabilità del subacqueo quando questo dovesse avere necessità di separarsene.
La capacità
Per quanto riguarda la capacità delle bombole subacquee attualmente possiamo affermare che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Troviamo infatti bombole da 5, 10, 12, 15 e 18 litri e non è difficile reperire anche tagli intermedi come 3, 7 o 9 litri sia in alluminio sia in acciaio. Va però sottolineata, a parità di dimensioni esterne, la differenza di capacità tra bombole in alluminio e bombole in acciaio. Quest’ultime, a parità di dimensioni, presentano una maggiore capacità. L’acciaio infatti, come già detto, avendo una durezza maggiore dell’alluminio necessità di spessori più sottili, il tutto a vantaggio del volume interno della bombola, che risulterà maggiore.
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Punzonature e collaudi
Ogni bombola porta con se una sorta di carta di identità. Si tratta della combinazione alfanumerica che secondo l’attuale direttiva europea 97/23/EC Pressure Equipment Directive deve essere punzonata sull’ogiva superiore della bombola. Focalizzare e saper decifrare le varie sigle ritorna utile al fine di non commettere errori in fase di assemblaggio del rubinetto o di ricarica (anche se tali operazioni vanno affidate specialisti del settore).
M25x2 = tipo di filetto della rubinetteria
EN 1964-1 IT FABER 02/1301/024 = numero di matricole assegnato della bombola
CE 0062 UT = identificativo dell’organismo che collauda, UT sta per controllo ad ultrasuoni
3,8 MM = spessore minimo di progetto
010 KG = peso della bombola
V15,0 L = capacità della bombola
PS 200 BAR AT 15 °C = pressione di esercizio in bar
PS 318 BAR TS -50+65 °C = pressione di prova idraulica in bar (collaudo)
X = punzone del collaudatore
2004/01 = anno e mese di collaudo
BREATHING APPARATUS 1002 AIR/ARIA = tipo di gas
XXXXXXX XXXXXXX = punzonatura opzionale richiesta al produttore dal rivenditore
Per quanto riguarda il test idrostatico (collaudo) questo attualmente è previsto trascorsi 4 anni dalla data del primo (quello effettuato dal produttore), mentre quelli successivi dovranno effettuarsi con cadenza biennale dalla data dell’ultimo collaudo punzonato sulla parte ogivale.
Il filetto
Da anni si sentiva la necessità di standardizzare il filetto delle bombole subacquee ad un unico passo al fine di evitare errori nell’assemblaggio dei rubinetti. Questo è finalmente accaduto, grazie ad una precisa normativa comunitaria (UNI EN 144-1:2000) che non ha però risolto il vecchio problema. Nel passato, infatti il filetto generalmente utilizzato per le bombole subacquee era il noto ¾GAS, progressivamente sostituito dall’attuale M25x2. Il problema sta nel fatto che mentre il vecchio ¾GAS non può essere avvitato su una bombola con filetto M25x2 è possibile riuscire a fare il contrario. Com’è facile intuire montando un rubinetto M25x2 su una bombola con passo ¾GAS si ottiene un apparente buon assemblaggio tra i due, anche se, per arrivare a “fine corsa” del filetto della rubinetteria è necessario fare forza con un mazzuolo (cosa che può sembrare normale a chi ha poca esperienza con le bombole) a danno dello stesso filetto della rubinetteria. Ovvio che alla prima carica il rubinetto, non essendo idoneamente ancorato dai filetti, potrebbe essere espulso dalla pressione, causando spiacevoli inconvenienti.
Il problema, comunque, dovrebbe risolversi nel tempo grazie ad una norma comunitaria che prevede la totale scomparsa delle bombole con il vecchio filetto ¾ GAS entro e non oltre il 2010.
”Codici colore”
Il subacqueo moderno si trova non di rado a trafficare con gas quali Ossigeno, Argon ed Elio, oltre ovviamente alla vecchia, ma sempre amata Aria, per la preparazione di miscele respiratorie adatte al proprio profilo d’immersione.
La ricarica di miscele binarie (Nitrox) e Ternarie (Trimix) è sempre più utilizzata non solo da chi effettua immersioni tecniche, ma anche da coloro -tanto discussi- che desiderano semplicemente aumentare i propri margini di sicurezza in immersione. Le bombole contenenti gas, sia per uso respiratorio che industriale, riportano una punzonatura sull’ogiva che ne identifica il contenuto, confermato, tra l’altro, da un preciso codice colore riportato sull’ogiva della bombola stessa.
Con Decreto 7 gennaio 1999 il Ministero dei Trasporti, ravvisando l'opportunità di uniformare le colorazioni distintive delle bombole nei Paesi CE, ha disposto l'applicazione della nuova norma UNI EN 1089-3 che prevede un sistema di identificazione delle bombole con codici di colore delle ogive.