L'uomo è sempre stato attratto dall'ignoto degli abissi marini nonostante nell’immaginario collettivo abbia sviluppato creature mostruose, come dimostra la letteratura sul tema, da “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne a “Moby Dick” di Herman Melville.
L'ambiente abissale è caratterizzato da una biodiversità che ancora oggi stupisce gli studiosi per l'incredibile varietà di specie animali che ospita nonostante le condizioni estreme.
L'esplorazione dei fondali marini - risalente addirittura al IX secolo a.C. a cura degli Assiri - nel corso degli anni è stata resa possibile grazie all’avvento di strumenti tecnologici sempre più avanzati.
Infatti, grazie all'avvento dell'autorespiratore ad aria, dei sottomarini a comando remoto (Rov) dotati di videocamere ad alta risoluzione, e dei batiscafi, come il 'Trieste' - che il 23 gennaio 1960 raggiunse la profondità di 10.916 metri, nella Fossa delle Marianne- è stato possibile censire specie ittiche mai viste prima.
Nel 2010, ad esempio, nel Golfo del Messico, a circa 1.500 metri di profondità, un batiscafo ha avvistato per la prima volta il pesce osseo più lungo al mondo, ovvero il Re d'aringhe o Pesce remo, lungo ben 17 metri.
Nel 2012 una troupe televisiva ha filmato il tanto ricercato calamaro gigante di oltre 13 metri di lunghezza e da secoli considerato una creatura mitologica”.
Di recente grazie a ROV sempre più resistenti alle alte profondità sono stati ritrovate tracce geologiche utili agli scienziati per comprendere meglio la formazione della Terra.