Man mano che si sviluppa, l’aragosta si sente come chiusa in una morsa ed è costretta ad abbandonare il carapace almeno una volta all’anno.
Gli individui più giovani mutano due volte all’anno, fino a quando non raggiungono la maturità sessuale.
Il “trasloco” avviene durante l’estate, un periodo molto critico per questo animale perché la perdita della corazza lo rende vulnerabile dal momento che, per un po di tempo, rimane privo di ogni protezione.
E così, in attesa che il nuovo tegumento si indurisca, l'aragosta si nasconde nelle anfrattuosità delle rocce e vi rimane senza mangiare per un paio di settimane.
L’aragosta si riproduce in aprile: la femmina depone centinaia di migliaia di uova che, per qualche settimana, rimangono attaccate al suo addome per poi liberarsi e salire fino alla superficie dell’acqua.
Attraverso successive metamorfosi si sviluppano piccole larve, il cui primo stadio è il nauplio, un minuscolo organismo ovoidale dotato di tre paia di appendici e di un occhio frontale che subirà diverse altre trasformazioni prima di raggiungere la sua forma definitiva.