La riflessione umana su sé stessi è un processo in costante evoluzione che, solidale, ci accompagna nel corso della nostra esistenza.
Si tratta di un delicato processo che, una volta avviato, ci consente di scoprire quanto l’anima sia fortemente legata alla natura.
Che si tratti di Terra, di Aria o di Acqua poco importa, sono scenari che non ci vengono proposti a forza, come ad esempio un’immagine pubblicitaria in Tv, ma siamo noi che andiamo alla ricerca di quei luoghi capaci di aiutarci a viaggiare nel nostro inconscio.
L’intrinseco rapporto, quindi, che l’uomo instaura con l’anima della natura è uno di quei misteri che se da una parte risulta difficile da spiegare (ed io non sono in grado), dall’altra consente di meditare, ricercare e ritrovare se stessi attraverso un viaggio in quei “meandri” forse mai esplorati.
Il rumore “assordante” del vento e delle foglie o quello delle onde del Mare che si frangono sugli scogli – come nel nostro caso- produce un effetto talmente rilassante che il più delle volte rinvigorire la mente e ci aiuta a trovare il giusto equilibrio propedeutico al sicuro cammino.
Non a caso Angelo De Pascalis scriveva che “Il mare è come l'anima. E non fa silenzio mai. Nemmeno quando tutto tace”.
Il Mare è consigliere, il Mare è medico, il Mare è Mare.
L’acqua ci appartiene, ci riporta al nostro stato naturale e ci aiuta a recuperare quella parte di noi che le frenetiche attività antropologiche tentano di portarci via.